Una nuova ricerca mostra che gli strumenti deepfake si diffondono facilmente sui social media e sui motori di ricerca

  • 2025-11-18 08:00:00
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Al giorno d'oggi, è sempre più frequente venire a conoscenza di servizi AI poco etici, il cui utilizzo sfiora e sfocia spesso nell'illegalità, ma com'è possibile che un argomento tanto delicato e potenzialmente illecito faccia il giro di Internet a velocità inaudita, finendo sulla bocca di tutti? Nell'immaginario collettivo, generalmente, anche solo conoscere delle specifiche riguardanti un software illegale non sarebbe motivo di vanto, tantomeno di diffusione.

Secondo una recente analisi pubblicata dall'organizzazione antiterrorismo Institute for Strategic Dialogue, gli strumenti per creare deepfake sessualmente espliciti e non consensuali sono apparentemente "facilmente reperibili" online: tramite una semplice ricerca effettuata su un browser, come Google o Bing, oppure tramite il normale utilizzo di un qualsiasi social network attualmente utilizzato.

Implementando l'uso di SimilarWeb e Brandwatch, Chiara Puglielli e Anne Craanen, le due ricercatrici responsabili dell'analisi in questione, hanno trovato un totale di 410.592 menzioni delle parole chiave tra il 9 giugno 2020 e il 3 luglio 2025 - utilizzando parole come "deepnude," "nudify," e "undress app", hanno riscontrato la possibilità di trovare uno dei servizi precedemente menzionati nei primi 20 risultati della ricerca tramite browser.