L'utilizzo improprio della tecnologia esiste dall'inizio dell'età moderna, accompagnato successivamente dalla diffusione di deepfakes creati con l'intento di diffamare, umiliare o deridere delle potenziali vittime. Ben prima dell'ascesa al potere dell'intelligenza artificiale, questo sistema veniva messo in atto per minacciare la reputazione di ex-fidanzate, amiche e colleghe - le vittime sono, solitamente, donne.
Fintanto che la minaccia rimaneva arginata in contesti privati e personali la legge non ha mosso particolari passi per contrastare il problema; ma una volta che questa tecnologia si è dimostrata pericolosa in ambiti politici, e per figure particolarmente celebri, la situazione è cambiata. A seguito dei recenti sviluppi nell'ambito, infatti, si è visto un picco d'attenzione riguardante l'argomento.
Ciononostante, sembra che il rispetto dell'immagine altrui non sia ancora completamente chiaro. La generazione di contenuti deepfake richiede due persone, minaccia quindi due vittime: la celebrità inserita in contesti sessualmente espliciti e il sex worker i cui contenuti diventano di dominio pubblico. Il viso della prima vittima fa in modo che la sua immagine si "rovini", mentre l'intero lavoro della seconda vittima viene completamente sfruttato - entrambi, ovviamente, senza consenso.