Scontro tra creatività e comunicazione aziendale: fumetto e animazione

Da un lato: la creatività, l’immaginazione, la fantasia e la capacità di rappresentare una situazione o trasmettere un messaggio attraverso una serie di vignette o un’animazione - più o meno articolata - tradizionale, con l’ausilio di strumenti come Live2D oppure utilizzando grafica 3D.

Dall’altro: la necessità delle aziende di trovare metodi di comunicazione che stuzzichino l’interesse delle persone nel breve intervallo di attenzione (o “attention span” per chi preferisce gli inglesismi): il tempo del colpo d’occhio mentre scorrono la timeline di un social network o quello di visualizzazione un banner su un sito Internet.

Pochi secondi, ma anche meno.

Per chi non avesse mai notato questa tendenza, la pubblicità tradizionale, quella digitale e parecchi contenuti multimediali (per esempio le produzioni Netflix – nel bene e nel male) si avvalgono sempre più spesso di comunicazione animata oppure strisce a fumetti.

Nell’ambito tecnologico (che mi è molto più vicino) trovo sempre più di frequente multinazionali creare i propri personaggi e sviluppare storie con essi. Con risultati che… a volte non sono esattamente esaltanti. Ma questa è un’altra storia.

In diverse occasioni mi sono anche imbattuto in corsi di marketing in cui aitanti evangelisti della comunicazione parlavano di come fare la comunicazione utilizzando il fumetto o il “comic”. Senza avere esattamente esperienza in come si articola e costruisce un fumetto (io non sono esperto, ma nel caso mi rivolgerei a chi sa).

Abbiamo quindi due elementi in contrasto tra di loro:

  • Da un lato le aziende che intendono comunicare
  • Dall’altro gli Artisti che realizzano il sogno delle aziende

Tra gli uni e gli altri: il diritto d’autore (e dei soldi).

Quindi abbiamo un’azienda che ha la necessità di creare qualcosa che trasmetta un messaggio. Gli elementi di questo messaggio dipendono dalla finalità, ma in linea di principio rappresentano l’azienda in tre principi base:

  • la Missione: qual è il suo fine
  • la Visione: come pensa di farlo
  • i Valori: in che modo lo fanno (per esempio, gli aspetti etici)

Una volta che il messaggio è chiaro arriva la parte creativa: come trasmetterlo alle persone.

Noi li chiamiamo Contenuti ad elevato valore creativo

Sono quegli elementi che toccano l’emotività e che ne stimolano l’interesse. Sono quelle immagini che ti fermano mentre fai “strusciare” la timeline per vedere cosa ci fosse e titillare la curiosità di leggere cosa ci fosse sotto. Con un po’ di fortuna il messaggio parla di un tuo bisogno reale (o indotto) che ti porta ad approfondire una possibile soluzione per poi, idealmente, renderla tua.

Questa evoluzione che va dal momento in cui vedi un’immagine sullo schermo a quando invii i dati della tua carta di credito si chiama conversione: la pubblicità si converte in una vendita.

La conversione di una visualizzazione in una vendita è l’unico elemento di valore per un’azienda.

E questo compito è in mano a chi realizza la parte visuale. Sia essa fotografia, sia essa illustrazione, sia essa animazione e/o musica:

il talento di chi crea, tocca le emozioni di chi visualizza

Chi crea il Lavoro mette a frutto non solo le proprie capacità, il proprio tempo e i propri mezzi (macchina fotografica, tavoletta grafica, computer, ecc.). Vi dedica anche il proprio talento (fantasia, immaginazione) e il tempo che ha dedicato a studio ed esercizio negli anni.

Quando un lavoro viene commissionato da un’azienda ad un professionista o un’altra azienda, avviene una cessione dei diritti d’autore: l’azienda committente, infatti, ottiene automaticamente (a volte “auto-magicamente”) i diritti su quel lavoro per poterli utilizzare con finalità commerciali: ovvero per pubblicità o altre attività che generano del fatturato (ovvero, la famosa conversione di cui parlavo prima).

Solo i diritti di utilizzazione economica sono oggetto della cessione

Sebbene le aziende non abbiano un obbligo di indicare chi sia l’autore (o autrice) di un lavoro se non nelle rare pagine “Copyright” quando ci sono, la paternità di un Lavoro non può essere espropriata. In altri termini, l’Autore o Autrice di un lavoro hanno sempre il diritto di rivendicare la paternità del proprio lavoro ed esercitare, all’occorrenza il proprio Diritto Morale.

Purtroppo, capita che alcune aziende si sentano proprietarie del lavoro in modo “auto-magico”. Manca, per esempio, il compenso per il lavoro svolto oppure prendono il lavoro pubblicato altrove e lo “rendono proprio”, ricadendo in pieno in quello che è una violazione del diritto d’autore. In questi casi, intraprendere un’azione legale generalmente comporta dei costi e la necessità di avere una opportuna documentazione a supporto della propria causa.

L’ho trovato su Internet, quindi è di pubblico dominio!

Incredibilmente (non mi sembra nemmeno vero di doverlo scrivere) l’entrata in vigore della nuova Direttiva UE 2019/790 sul diritto d’autore impone che chiunque utilizzi del materiale protetto da Diritto d’Autore debba dimostrare di averne i diritti all’utilizzo o pubblicazione. Con tutti i malus del caso (come abbiamo avuto occasione di scrivere di recente).

Assicurare i propri lavori prima di inviarli al committente diventa una necessità che permette agli autori di difendere i propri diritti morali ed economici di fronte all’eventualità di un utilizzo improprio o violazione.

Rights Chain offre ad Autori e Artisti una soluzione semplice ed efficace per registrare la proprietà del lavoro svolto ed avere a disposizione uno strumento per la dimostrazione della paternità sui lavori.

Per le Aziende che acquisiscono o lavorano con contenuti ad elevato valore creativo, ha realizzato rcRMS, una piattaforma di gestione dell’attribuzione e del passaggio dei diritti economici attraverso un workflow semplificato che si avvale, tra le altre, di tecnologie Blockchain per il tracciamento delle transazioni e della loro integrità.

La creatività vale. Chi crea, vale.

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A proposito dell'Autore o Autrice

Sebastian Zdrojewski

Sebastian Zdrojewski

Founder, (He/Him)

Ha lavorato per 25 anni nel settore IT affrontando problemi di sicurezza informatica, privacy e protezione dei dati per le aziende. Nel 2017 fonda Rights Chain, un progetto che mira a fornire risorse e strumenti per il copyright e la protezione della proprietà intellettuale per i creatori di contenuti, gli artisti e le imprese.