Il rapporto tra gli Stati Uniti d’America e la celebre piattaforma d’intrattenimento TikTok non è mai stato dei migliori; come menzionato spesso negli ultimi articoli pubblicati all’interno della nostra newsroom, lo stato americano sembra provare una certa angoscia nei confronti delle origini cinesi dell’applicazione. Da qualche anno il governo statunitense sembra aver preso di mira il social network in questione, vociferando un potenziale divieto di tanto in tanto. A distanza di sette anni dal boom di TikTok nel panorama statunitense, il 17 Gennaio 2025 il divieto è stato finalmente messo in atto, privando 170 milioni di utenti della possibilità di utilizzare la piattaforma - per un brevissimo periodo, di circa dodici ore.
TikTok, come la maggior parte dei social network attuali, ha un lungo vissuto alle spalle. L’applicazione è una ramificazione internazionale della celebre piattaforma cinese Douyin, rilasciata nel Settembre 2016 dalla compagnia Bytedance dopo essere stata sviluppata in soli 200 giorni. Considerato l’immediato successo e la natura esclusivamente cinese del progetto originario, il passo successivo è stata la creazione di una versione internazionale, così da poter raggiungere l’interezza del pubblico mondiale. Il rilascio di TikTok è avvenuto dopo un anno, nel Settembre 2017, ed è stato seguito dall’acquisizione di Musical.ly, applicazione dal funzionamento alquanto simile. L’anno successivo è stato teatro della diffusione di Tiktok, accompagnato dall’unione con Musical.ly, mossa che permise agli utenti di tenere il proprio account originale. Con il passare degli anni, la piattaforma è stata migliorata mese dopo mese, ottenendo nuove features e raggiungendo livelli di fama mai visti prima - in parte grazie allo sfortunato periodo della pandemia COVID-19, situazione che ha costretto il mondo ad isolarsi nelle proprie case, senza stimoli esterni e senza l’opportunità di proseguire con la propria vita quotidiana.
Le controversie, ovviamente, non si sono fatte aspettare. Considerata l’incommensurabile fama dell’applicazione e la sua natura internazionale, la piattaforma è diventata una sorta di hub multiculturale, con tutti i vantaggi e gli svantaggi del caso. L’ingente numero di utenti, provenienti da migliaia di background differenti, ha fatto sì che gli argomenti trattati all’interno del panorama di TikTok fossero i più disparati - oltre ai temi più diffusi, come musica, intrattenimento, gastronomia e cura personale, l’applicazione è stata teatro di svariate discussioni politiche, psicologiche e professionali, caricando l’ambiente online di una certa pesantezza inaspettata, soprattutto considerando la funzione originale del social in questione. La diffusione di questi contenuti insoliti ha quindi portato ad un’irrefrenabile produzione di video a riguardo, ognuno con opinioni e informazioni differenti - che si trattasse di elezioni statunitensi, disastri ambientali o consigli psicologici, la disinformazione regnava sovrana.
La natura multiculturale dell’applicazione è una preziosa fonte di esperienze, informazioni e opinioni da parte di persone in ogni zona del mondo; tuttavia, com’è semplice e comodo raccontare i propri pensieri online e dare consigli ai propri spettatori, è altrettanto semplice e immediato diffondere informazioni errate, influenzare il proprio pubblico e seminare il panico. La piattaforma è presto diventata teatro anche di tentativi di propaganda politica e, gradualmente, i diversi Stati hanno cominciato a rendersi conto del potere celato nelle metaforiche mani dei creators e, di conseguenza, di Bytedance. La crescente preoccupazione ha trovato ulteriore nutrimento nell’ambigua informativa sulla privacy fornita dalla compagnia responsabile di questo fenomeno mondiale: all’interno della policy, infatti, viene specificato che i dati raccolti comprendono indirizzi IP, operatori di telefonia, identificatori univoci del dispositivo, schemi di battitura, dati sulla posizione, dati biometrici come impronte del volto e impronte vocali, oltre agli interessi dedotti dagli utenti in base ai contenuti visualizzati e creati. Nonostante la lista possa sembrare esaustiva, il parere degli esperti sembra alquanto dubbioso a riguardo, in quanto persiste una certa mancanza di chiarezza all’interno della normativa, aspetto poco apprezzato in circostanze simili. A causa di questa ambiguità, un’inquietante voce ha cominciato a girare nel tempo, sostenendo che la Cina, paese d’origine del social media in questione, stesse utilizzando quest’ultimo come metodo per raccogliere dati e informazioni private sugli utenti. Per far fronte a questa possibilità, diversi stati hanno deciso di rimuovere l’autorizzazione all’utilizzo dell’app all’interno della propria nazione, mentre altri hanno optato per la rimozione di quest’ultima esclusivamente dai dispositivi rilasciati dal governo.
Gli Stati Uniti sono stati piuttosto irremovibili nella propria posizione all’interno di questa vicenda: è inaccettabile anche solo pensare che i dati dei cittadini statunitensi possano finire nelle grinfie del governo cinese, argomento divenuto fulcro della questione durante le svariate richieste effettuate a Bytedance negli anni. La situazione è degenerata con il passare del tempo, con denunce, riunioni del Senato e severi interrogatori al CEO di TikTok, cittadino di Singapore, bombardato di domande, tristemente caratterizzate da supposizioni razziste di cattivo gusto, riguardanti un suo potenziale legame con la Cina. Nel 2024, infatti, la Camera dei Rappresentanti degli Stati Uniti ha approvato un emendamento che avrebbe vietato completamente TikTok, a meno che non venisse scorporato dall’originaria proprietaria cinese ByteDance. Di fronte agli sviluppi di questa vicenda, alcuni utenti hanno cominciato a guardarsi in giro, cercando un’alternativa alla tanto amata piattaforma - qualcosa che avesse un’interfaccia simile e che, soprattutto, potesse fornire lo stesso genere di intrattenimento. L’intenso sentimento sinofobico dimostrato dallo stato americano non ha lasciato alcun particolare segno nella psiche degli utenti di TikTok, il cui unico interesse è diventato cercare un rimpiazzo nello sfortunato caso in cui l’applicazione venisse veramente proibita. All’utente medio non interessa particolarmente la possibilità che un governo straniero possa raccogliere le sue informazioni; ognuno vive la propria vita come un singolo individuo, non come un numero all’interno di una lista di dati.
Questa ricerca ha portato alla scoperta di Xiaohongshu (lit. “piccolo libro rosso”), un’altra applicazione di origine cinese, attualmente paragonabile ad una fusione tra Instagram, Pinterest e TikTok - caratterizzata, tuttavia, da un utilizzo mirato nell’ambito shopping. Gradualmente, il nome della piattaforma ha cominciato a farsi strada nel panorama internazionale, senza però ottenere un seguito degno di nota. Questo, ovviamente, fino al vero divieto di Tiktok sul suolo statunitense, avvenuto il 17 Gennaio 2025 e durato per le famigerate dodici ore. In risposta alla rimozione dell’applicazione, infatti, circa 3 milioni di utenti di Tiktok si sono iscritti a Xiaohongshu, attualmente conosciuto nel mondo occidentale come RedNote - la piattaforma cinese ha raggiunto il primo posto nella classifica delle applicazioni più scaricate nell’App Store di Apple. Per accogliere l’afflusso degli utenti internazionali, i moderatori di RedNote hanno fatto gli straordinari per tradurre i contenuti in inglese, presentando al pubblico occidentale un’applicazione già ottimizzata per il loro uso. La fuga verso quest'alternativa, ancora di origine cinese, è stata una fusione della necessità di un sostituto di TikTok con il desiderio di protestare contro l’affronto del governo statunitense - nei giorni precedenti al divieto, infatti, su RedNote l’hashtag #TikTokRefugee è diventata virale, accompagnata da svariati video di presentazione da parte dei nuovi utenti, spesso carichi di sfumature ironiche, mirate a scherzare sulla possibilità che il governo cinese stesse davvero raccogliendo dati tramite TikTok. “Ho deciso di cominciare ad utilizzare Xiaohongshu così rendo più facile il processo, vi do i miei dati direttamente!”
L’inaspettata svolta di questa vicenda ha inavvertitamente posto le basi per un volontario scambio culturale, principalmente tra utenti americani e cinesi - la fama di RedNote, inoltre, ha presto incuriosito il resto del mondo, soprattutto utenti di genere femminile o semplicemente interessati al settore fashion, cura della persona e simili - argomenti di punta all’interno della piattaforma. Gli incessanti tentativi del governo statunitense di tenere la Cina il più lontano possibile dal proprio prezioso stato ha fatto sì che il popolo americano, giovane, intraprendente e desideroso di mantenere la propria libertà di parola, reagisse nel modo più sano possibile - costruendosi la possibilità di conoscere la cultura cinese, incontrando persone vere e proprie, ascoltando le loro esperienze e formando legami.