Il V-Tuber, o “Virtual Youtuber”, è uno streamer che produce contenuti audiovisivi di qualsiasi genere (gameplay, cover musicali, just chatting) attraverso l’utilizzo di un avatar animato, solitamente reminiscente dello stile d’animazione giapponese. Nonostante l’allusione a Youtube presente nel nome, il creator in questione può essere attivo su qualsiasi piattaforma di livestreaming, come Twitch e Bilibili. Questa figura è ancora poco conosciuta nel panorama digitale medio europeo, tuttavia la pratica sembra star prendendo piede, soprattutto nel settore artistico, ragion per cui oggi vi raccontiamo dei recenti sviluppi in materia.
La pratica del “V-Tubing” nacque ufficialmente nel 2016 con il debutto di Kizuna AI, una V-Tuber giapponese diventata presto fenomeno del settore in questione. Tra il 2016 e il 2021, divenne infatti la youtuber virtuale con più iscritti dell’intera piattaforma, superando i 4 milioni. La sua fama fece presto gola ad una grande parte dell’industria dell’intrattenimento online che, seguendo l’onda della tendenza, decise di istituire delle agenzie dedicate allo scouting e al management di tutti quei creatori di contenuti desiderosi di cimentarsi nell’arte in questione. Hololive, V-Shojo, Nijisanji sono solo alcuni dei nomi più celebri del settore, protagonisti di innovazioni e nuove tendenze, ma anche di scandali e controversie piuttosto spiacevoli.
Essere parte di un’agenzia non è una prerogativa obbligatoria per poter diventare v-tuber, tuttavia, stando alle presentazioni della maggior parte delle compagnie, i benefici offerti potrebbero valere la pena. Avere un’istituzione che si occupa della gestione dei creators si traduce spesso in maggiore pubblicità, grazie alle frequenti collaborazioni tra v-tubers organizzate dall’agenzia stessa, studi in cui registrare e, presumibilmente, supporto. Cionostante, ancora oggi nel 2025, permane una certa segretezza riguardante il management offerto dalle compagnie; la percentuale di guadagno che trattengono dai messaggi in superchat (un sistema di monetizzazione di Youtube) non risulta dichiarata da nessuna parte, così come la responsabilità nei confronti dei virtual youtuber assunti.
Nel corso degli ultimi anni, in corrispondenza con l’ascesa dell’arte del v-tubing, le agenzie in questione hanno fatto spesso parlare di sé, per le ragioni più disparate. Generalmente, le compagnie dovrebbero ricoprire un ruolo “protettivo” per il talent assunto: fornirgli le occasioni e il materiale per lavorare, proteggendolo contemporaneamente dai pericoli del mondo di internet, solitamente di natura psicologica. Creando contenuti online, di fronte a migliaia di persone, è tristemente inevitabile diventare il target di bulli mascherati da troll, nascosti dietro ad uno schermo. Nonostante possa risultare semplice porgere l’altra guancia, essere costantemente soggetti a insulti, minacce e simili può causare gravi problemi psicologici, soprattutto in soggetti magari più fragili, per un motivo o per l’altro. La pratica del V-Tubing viene spesso condotta da persone che, per ragioni di salute, potrebbe trovarsi in difficoltà ad essere fisicamente presente ad ogni live. Questo si traduce, di conseguenza, in una comprensione più profonda della condizione di molti di questi streamer che, sempre più spesso, purtroppo, si allontanano dal v-tubing a causa di continui episodi di bullismo.
Ci si aspetterebbe, come menzionato sopra, un certo livello di tutela da parte delle agenzie specializzate nel management di questi talenti, tuttavia, le notizie più celebri degli ultimi anni sembrano aver sottolineato una vergognosa mancanza di rispetto nei confronti dei propri v-tubers. Nel 2023, infatti, la compagnia NIJISANJI è finita sotto ai riflettori a seguito della terminazione del contratto con la V-Tuber Selen Tatsuki; nell’industria, tendenzialmente, si preferisce usare un metodo chiamato “graduazione”, tramite il quale si annuncia il ritiro di un talent dalla scena e si tiene una celebrazione per l’occasione. Nel caso qui menzionato, tuttavia, l’agenzia ha rescisso il contratto senza tanti fronzoli, a causa di “ripetute violazioni contrattuali e dichiarazioni fuorvianti sulle piattaforme social”.
Secondo la cronologia degli eventi, l’intera vicenda è avvenuta a causa di una cover pubblicata dal talent in questione, e successivamente rimossa dalla compagnia. A seguito di questo episodio, Selen è scomparsa dai social per poco più di un mese, avvisando di trovarsi in ospedale. I fan hanno velocemente scoperto che la comunicazione di questa specifica era stata effettuata dalla compagnia, tornata sotto ai riflettori dopo un mese per avvisare dell’interruzione del contratto con la v-tuber. Una volta libera dal contratto, l’artista, ora sotto il nome di Dokibird, ha raccontato la propria esperienza, spiegando di essere stata ricoverata a seguito di un tentativo di suicidio causato da un accumulo di bullismo e numerosi mesi in un ambiente tossico. Aveva richiesto di terminare la collaborazione con NIJISANJI in buoni rapporti, ma l’agenzia non le aveva prestato ascolto.
La situazione qui descritta, purtroppo, è solo una delle innumerevoli vicende analoghe che sono state rivelate negli ultimi anni, gettando sempre più luce sullo sfruttamento perpetrato dalle agenzie dietro a questi creator, spesso semplici giovani appassionati del proprio hobby, e speranzosi di poter condividere questa passione con un pubblico. Molti V-Tuber, inoltre, sono soliti donare parte dei compensi e delle donazioni ottenute tramite i propri stream ad associazioni di beneficenza, spesso coinvolte nell’ambiente medico-sanitario o psicologico. Come menzionato in precedenza, alcuni dei maggiori creators di questo settore sono affetti da patologie che potrebbero influenzare la loro possibilità di praticare professioni differenti, ragion per cui dedicano spesso i propri sforzi alla ricerca e al supporto di questi enti benefici.
Nonostante quest’onorevole intenzione, alcune agenzie potrebbero non rispettare la propria parte dell’accordo, come nel recente caso dell’azienda V-Shojo. Quest’ultima è l’ennesima agenzia di talent specializzata in V-tubers, nata nel 2020 e situata in California. Durante Luglio 2025, Ironmouse, una dei talent più famosi rappresenti dalla compagnia in questione, ha annunciato il proprio ritiro in una comunicazione pubblica, accusando V-Shojo di non averle versato i compensi (residuals) derivanti dallo streaming, tra cui oltre 500.000 dollari di entrate raccolte e destinate alla Immune Deficiency Foundation, trattenendo queste somme per più di un anno. L’annuncio di Ironmouse ha causato una sorta di “esodo di talents” che, come lei, si sono ritrovati senza il corretto compenso per il proprio lavoro. A seguito del ritiro di un V-tuber dopo l’altro, l’azienda è implosa e diverse controversie sono venute a galla, sottolineando ulteriormente la tossicità e i fallimenti di V-Shojo.
Qual’è il risultato di queste continue controversie? Diversi creators, artisti e fan del settore si sono completamente allontanati dalle compagnie in questione. Chi ha potuto è diventato un creator indipendente, altri si sono rimossi dall’ambiente. La salute, mentale o fisica, vale più di qualsiasi azienda che si millanta come "sostenitore dei talenti".
Vi ringraziamo per l'attenzione e speriamo che l'articolo di oggi abbia gettato luce su una problematica tristemente sempre più diffusa. Supportate i vostri creator preferiti e, se qualcosa sembra sospetto, parlatene.
Yako.