L'incontrollata moderazione dei social media

Sono sempre più frequenti gli argomenti che ruotano attorno alla “necessità di controllare i contenuti in Internet”. Tutte le grandi corporazioni di cui non è nemmeno necessario fare il nome, continuano a impegnare le proprie forze per attuare sistemi che, in modo completamente automatico, individuino i contenuti inopportuni e provvedano a cancellarli automaticamente dalle timeline dei social network, oppure dai risultati di ricerca.

Di questi esempi ce ne sono svariati, da Google che riduce il posizionamento (e quindi la visibilità) di alcuni siti Internet, passando da YouTube (che è sempre di big-G) che sta adottando sistemi che riducano la visibilità dei video con argomenti “controversi”, Facebook che elimina i post che risultano essere inopportuni. Lo abbiamo visto applicato all’inverosimile con la storia del nudo femminile che tagliava anche le illustrazioni. I contenuti pubblicati, parlo di illustrazioni, sono stati rimossi per “violazione dei termini di utilizzo” e nonostante siano stati corretti i criteri di controllo dopo qualche mese – quando si è “scoperto” che quei contenuti non erano censurabili – tanto ormai ciò che è stato eliminato, è andato perduto. Almeno di pubblicazioni fatte all’epoca. E grazie per tutto il pesce.

I sistemi automatici prenderanno sempre più piede man mano che le tecnologie di Intelligenza Artificiale evolveranno e avranno maggiore presa tra le società che offrono servizi come social network e motori di ricerca. La quantità di contenuti generati ogni secondo rende impossibile una moderazione “umana”. Tuttavia, i sistemi spacciati come “intelligenti”, almeno ad oggi e secondo alcuni quantomeno per una decina di anni ancora, non sono abbastanza intelligenti da cogliere le sfumature che distinguono un testo composto di parole ordinate come potrebbe essere un “lorem ipsum” o il significato nascosto dietro un’illustrazione o una fotografia.

Perché “censurare” (senza usare mezzi termini) un contenuto sulla base della sua apparenza, anziché sostanza, è un modo perfetto per contrastare il diffondersi dell’arte in ogni sua forma. La sostanza è ciò che definisce un’Opera, e lo comunica attraverso la sua forma: una macchina, almeno per oggi, può individuare un gatto o un nudo, ma non è in grado di determinare il messaggio che esso trasmette.

A proposito dell'Autore o Autrice

Sebastian Zdrojewski

Sebastian Zdrojewski

Founder, (He/Him)

Ha lavorato per 25 anni nel settore IT affrontando problemi di sicurezza informatica, privacy e protezione dei dati per le aziende. Nel 2017 fonda Rights Chain, un progetto che mira a fornire risorse e strumenti per il copyright e la protezione della proprietà intellettuale per i creatori di contenuti, gli artisti e le imprese.