I miti delle assolute certezze del file RAW

Disclaimer: questa serie di blog non intende giudicare la qualità dei file RAW o suggerire che sia meglio utilizzare un formato o un altro. Le capacità tecniche e professionali dei fotografi le lasciamo a loro, che hanno le competenze per giudicare quale sia il modo migliore di fare le foto. Quanto alla validità o alle tecnologie informatiche per la loro gestione... beh, qui supponiamo di avere qualcosa da dire.

Foto: su gentile concessione de "Il Mattia Lunardi"

Per deformazione professionale, quando si parla di “immutabilità” di un dato digitale, le prime reazioni sono di riluttanza e curiosità. Riluttanza ad accettare che un dato sia immutabile in modo assoluto, tuttavia la curiosità spinge sia ad ascoltare l'interlocutore che documentarci sulla questione.

Una frase che abbiamo sentito dire troppe volte negli ultimi mesi è questa:

"il file RAW è immutabile ed è la prova inconfutabile che la fotografia sia scattata da me”.

Diciamo in linea di massima che è vero, finché non è necessario provarlo.

Ma partiamo dall'inizio.

Che cos'è un file RAW

Generalmente quando parliamo di immagini o fotografie siamo abituati a menzionare i file JPEG, PNG o altri formati, a seconda dell'ambito in cui ci troviamo. Diciamo però che questi due sono quelli più diffusi nell'ambito delle condivisioni di file su Internet. Negli anni le macchine fotografiche di un certo livello hanno introdotto un formato "RAW"... che non è un formato.

Il termine "raw" tradotto dall'inglese singifica letteralmente "grezzo". Si tratta infatti di una sequenza di informazioni che vengono lette direttamente dal sensore elettronico che si trova all'interno della macchina fotografica o videocamera. Queste informazioni "grezze" comprendono caratteristiche visuali estremamente più ampie rispetto ai formati JPEG (per esempio), nonché preservano una quantità di dettagli molto maggiore. Inoltre non è un formato compresso, caratteristica che tende a ridurre le dimensioni dei file a scapito di dettagli o qualità, tant'è che ci troviamo con file RAW grandi diverse decine di Mb rispetto a un paio di Mb per le stesse foto in formato JPEG.

Non è uno standard

La naturale conseguenza del fatto che i file RAW siano una sequenza di dati letta direttamente dal sensore, implica che non esista uno standard di mercato per la definizione del formato. Per ogni produttore e, a sua volta, per ogni sensore, il formato delle informazioni raccolte è differente. Questo per esempio comporta il fatto che non è un dato certo che il formato possa essere letto, per esempio, tra 10 anni o più (per intenderci: il JPEG è uno standard del 1986).

Nell'ambito della fotografia forense, per esempio, rappresenta un enorme problema, in quanto non possono essere allegati alla documentazione, richiedono per l'appunto programmi dedicati per essere aperti e devono essere conservati per periodi di tempo molto lunghi (e noi buttiamo lì il fatto che il Copyright copre le Opere per almeno 70 anni...).

Di fatto, gli standard velocizzano anche i procedimenti legali qualora questi debbano essere affrontati. Per fare un esempio concreto, in caso di contestazione di una fotografia attraverso le procedure di segnalazione dei social network, è necessario presentare il file JPEG o una dimostrazione dell'autorità della foto e questo non si può fare inviando il file RAW (o la foto della foto del file RAW aperto sul proprio desktop).

Non è immutabile

Tutti i file non opportunamente conservati sono mutabili. I soli programmi di editing possono apportare modifiche ai metadati contenuti all'interno del file, così come la data di creazione del file stesso. Sebbene non vada a modificare l'immagine vera e propria, alterano delle proprietà che in sede di dispute legali rappresentano elementi che fanno la differenza tra il "vincere" e il "possiamo farcela":

  • la firma digitale del file originale
  • la data di ultima modifica del file

In ambito legale si usa creare delle firme digitali (o "hash") dei file perché si possa dimostrare che il file non sia mutato da quando è stata presa questa impronta. Se anche una lettera dei metadati (o 1 pixel dell'immagine) venisse alterata, la firma digitale del file non sarebbe più valida e, di fatto, comporterebbe la perdita di consistenza dell'Opera. In altri termini, il file è mutato e, da un punto di vista legale, diventa difficilmente sostenibile il contrario anche se l'immagine è identica. Per dirla con termini più cinematografici, "la prova è stata manipolata".

I computer con le date sono infami. Copiando il file dalla scheda flash al computer con il classico "copia-incolla" la data di creazione del file viene alterata con quella corrente. Questo non è un problema agli inizi, perché di fatto l'Opera intesa come tale non esiste ancora. Ma potrebbe essere fastidioso nel momento in cui, per mantenere una copia di archivio, rifate il copia-incolla, per esempio, su un disco USB.

In ogni caso la data di creazione o ultima modifica del file non sono dati attendibili fintanto che non vengono adoperati tecnicismi che li rendano affidabili e possiamo assicurarvi che l'ora di Windows (ma neanche Linux) da sola, non basta per essere certa in termini legali. Per quanto riguarda la data dello scatto... beh, quella è un'informazione salvata nei metadati, per cui... vedi sopra.

Non tutti accettano i RAW

Le difficoltà con questo tipo di file non riguardano solo gli aspetti tecnici, ma anche professionali. Nel corso delle ricerche che stiamo facendo sull'argomento, siamo incappati in un articolo interessante: l'agenzia Reuters ha specificato nelle proprie linee guida il divieto di inviare fotografie elaborate dal formato "RAW" (trovate qualche informazione - in lingua inglese - su PetaPixel e TheVerge) con l'esplicita aggiunta che se il fotografo volesse fare foto in formato RAW è libero di farlo, ma che deve acquisire anche quella in formato JPEG.


Concludiamo qui il primo post legato al mondo dei file RAW e della loro assolutezza in caso di dispute. Come abbiamo premesso all'inizio di questo post, non vogliamo imporre il fatto che il modo giusto di fare fotografia sia questo o quello, bensì dare una visione più ampia degli aspetti che si nascondono dietro al mondo digitale, mettendo in campo la nostra esperienza diretta.

A proposito dell'Autore o Autrice

Sebastian Zdrojewski

Sebastian Zdrojewski

Founder, (He/Him)

Ha lavorato per 25 anni nel settore IT affrontando problemi di sicurezza informatica, privacy e protezione dei dati per le aziende. Nel 2017 fonda Rights Chain, un progetto che mira a fornire risorse e strumenti per il copyright e la protezione della proprietà intellettuale per i creatori di contenuti, gli artisti e le imprese.