Y: Raccontaci un po’ di te e del tuo lavoro, il tuo stile artistico e medium prescelto, qualsiasi cosa riguardante la tua arte che ritieni importante.
A: Ciao! Mi chiamo Aurora Maeno e sono una disegnatrice Italo-giapponese, appassionata di creature alate, natura, folklore e spazio. Nel quotidiano mi dedico a diversi lavori, alcuni dei quali: docente di Colorazione Digitale all'ACME, l'Accademia di Belle Arti di Novara; collaborazioni private, per fanzine o editoriali; autopubblicazione e autoproduzione. A volte mi diverto a dare una mano come supporto linguistico per degli eventi (Italiano-Inglese-Giapponese), che sia pagata o come volontaria. Insomma, faccio un po' di tutto. Se mi capita un'opportunità carina, la colgo al balzo, e se c'è bisogno di un aiuto, sono contenta di poter dare una mano.
Ad essere sincera, non saprei esattamente come definire il mio stile artistico. Forse potrebbe essere Euromanga, nonostante le mie influenze principali provengano dall'illustrazione dell'Ottocento; dalla Golden Age, agli illustratori naturalistici-scientifici come Anton Seder e Ito Jakuchu, all'Ukiyo-e, in particolare alla corrente Shin-hanga. Diciamo dunque che prendo molto dal mondo classico dell'illustrazione, anche se graficamente sono più vicino al gusto orientale fumettistico odierno.
Per quanto riguarda il medium, mi piace molto lavorare in tradizionale, nonostante negli ultimi anni stia utilizzando di più il digitale. Non ho una tecnica di preferenza precisa, in quanto alterno sempre in modo da rimanere stimolata e mi diverto con tutto. Forse la china, le matite colorate e l'acquerello sono quelle che mi danno più soddisfazione.
Y: Com’è il panorama dell’arte nel territorio in cui vivi, o da cui provieni?
A: Provenendo da studi artistici accademici, c'è sempre stato un divario nel comprendere cosa si intenda effettivamente per Arte: per la maggior parte delle nuove generazioni, Arte include tutto ciò che è creativo, per chi invece ha avuto un certo tipo di istruzione ed ha una mentalità un po' chiusa, l'Arte è una vocazione per pochi ed include esclusivamente ciò che concerne i mezzi e le tecniche passate, un misto tra l'iperrealismo, il contemporaneo e l'astratto avanguardistico. Per cui non so cosa effettivamente rispondere, perché il panorama artistico include diverse realtà, ognuna delle quali crede che la sua sia la vera "Arte". Tenendo in considerazione le varie sfaccettature dell'Arte, direi che il territorio da cui provengo supporta un po' tutti gli aspetti che la compongono, sia tramite le manifestazioni che per le realtà editoriali e galleriste presenti, nonché quelle di formazione.
Y: Cosa ti ha spinto ad entrare nel mondo dell’arte digitale? Come hai cominciato il tuo percorso artistico? Raccontaci del tuo corso di studi. Hai studiato qualcosa di specifico riguardante l’arte o il tuo interesse è nato da altro?
A: Ho disegnato fin da piccola. Ho realizzato il mio primo dipinto a due anni, durante la scuola materna, e ho sempre scarabocchiato ovunque: un incubo concreto sia per i genitori che per le insegnanti. Alle superiori ho frequentato il Primo Liceo Artistico a Torino, in quello che era l'indirizzo delle Arti Visive, per poi lanciarmi nel mondo delle formule e dei calcoli ad Ingegneria del Cinema e dei Mezzi di Comunicazione al Politecnico di Torino. Ho provato per due anni e mezzo, ma alla fine rinunciai agli studi. Da qui ricominciai al triennio in Grafica D'Arte presso l'Accademia Albertina di Belle Arti di Torino, per poi continuare al biennio sempre nello stesso indirizzo, aggiungendo il FIT 24 CFA per l'insegnamento e un workshop di oreficeria. Grafica D'Arte include tutte le tecniche calcografiche e non, per cui di base sarei un incisore/stampatore, con una preferenza per l'acquaforte e le tecniche non inquinanti, quali stampa con tetrapak e l'impressione con l'antotipia.
Formazione a parte, perlopiù classica, per quanto riguarda l'illustrazione e il fumetto mi ritengo autodidatta e piuttosto digiuna per quelle che sono le regole professionali. Ammetto di non aver letto alcun libro riguardante le tecniche di gestione e di narrazione, motivo per cui mi trovo un po' in imbarazzo con amici, colleghi e sì, anche con i miei studenti, perché non conosco le denominazioni o le dinamiche specifiche di narrazione nei fumetti o nelle illustrazioni, se non quelle generiche o che si conoscono tramite brevi tutorial. Sono però un'attenta osservatrice, un'avida, puntigliosa lettrice e una critica analizzatrice. Ciò mi ha permesso di apprendere parzialmente e caoticamente ciò che magari gli altri hanno imparato più approfonditamente e con le giuste classificazioni in scuole private o specifiche. Alla fine direi che ho una conoscenza ampia dovuta alla curiosità, ma che rimane superficiale. Motivo per cui non mi definisco né artista, né illustratrice, né fumettista, ma semplicemente "disegnatrice": non mi sento all'altezza di essere chiamata in altri modi. Disegno e basta!
Quando disegno vado di getto, a sentimento, poi una volta messe le basi, cerco di distaccarmi dal lavoro e guardarlo come se fossi un lettore: cosa funziona? Cosa non funziona? Cosa può essere migliorato? Perché? In questo modo riesco ad avere una visuale oggettiva del mio lavoro e ad aggiustarlo laddove è possibile, nelle possibilità delle capacità limitate. In poche parole: prima il sentimento e l'istinto, poi la logica. Per quanto riguarda il digitale, ho ricevuto la prima tavoletta grafica a 16 anni, credo. Non potevo permettermi grandi programmi all'epoca, per cui ho utilizzato Krita e Gimp. Poi un amico smanettone riuscì a passarmi Paint Tool SAI e lì fu amore a prima vista, senza SAI faccio fatica a disegnare in digitale: ha una resa dei pennelli e della fluidità che mi ricordano molto il tradizionale. Adesso ho la versione con la licenza, fortunatamente!
Y: L’arte è un ambito impegnativo, seppur estremamente soddisfacente. Che impatto ha avuto sulla tua vita fino ad ora?
A: L'Arte per me è sempre stato uno sfogo emotivo, un mezzo di comunicazione e di autodisciplina. Non sono brava con le parole, nei temi se prendevo la sufficienza era una festa. Ancora adesso faccio un sacco di errori con i tempi verbali e di sintassi. Molto spesso non riesco a comunicare tutto ciò che vorrei e nel tono che vorrei tramite la parola. Il disegno, invece, mi aiuta ad esprimermi meglio, a sintetizzare e ad organizzare i pensieri. Negli ultimi anni è diventato la mia terapia. Sento la necessità costante di disegnare, a volte penso sia diventata un'ossessione, una benedizione, una maledizione, non saprei.
Ciò che vorrei che la mia "Arte" fosse per gli altri, è serenità, calma, introspezione, curiosità. Insomma, vorrei che le persone, quando vedono i miei lavori, abbiano un senso di tenerezza e di felice malinconia. Sì, è un ossimoro. E' un concetto un po' strano, ma non so in quali altri termini definirlo.
Y: La tua arte ti permette di sostenerti economicamente? Nel caso non fosse così, è un obiettivo che hai o meno?
A: Da giovane volevo fare la fumettista. Crescendo, ho capito le mie limitazioni. Ho accettato questa realtà, per cui mi limito a disegnare senza ambizioni, nella speranza che i miei lavori vengano apprezzati per quello che sono e che siano in grado di lasciare qualcosa a chi li guarda. Disegno ciò che mi piace, e ciò che voglio comunicare. Essendo un'idealista disillusa, legata a valori forse un po' antichi, sfrutto il disegno per trasmettere dei messaggi con scopo divulgativo e di conforto. Da quando ho capito i miei limiti, mi sono sentita anche più libera dalle aspettative degli altri, ma soprattutto dalle mie. Motivo per cui da un'ambizione, l'Arte è diventata per me aria per respirare, una cura da ciò che mi opprime. Da quel momento, penso che i miei lavori abbiano abbandonato dei virtuosismi che li tenevano zavorrati, e abbiano assunto un aspetto più genuino. Con questo progresso, quello che era iniziato come un hobby, è diventato forse una delle mie attività principali, nonostante mentalmente lo consideri sempre un hobby e non un lavoro, perchè mi aiuta a staccare dalla quotidianità. Per il momento parrebbe riesca a sostenermi/sostenerci economicamente, e ad avere anche dei risparmi.
Il mondo creativo è molto precario e flessibile ai gusti e alle mode, per cui non ho alcuna certezza di quello che potrà essere tra qualche mese, o tra qualche anno, chissà! Ho il timore costante che quello che creo non sia abbastanza, nè qualitativamente, nè di contenuto, che non ci sia più interesse in quello che propongo. Ma anche se il disinteresse dovesse apparire in futuro, continuerò a disegnare lo stesso. Finchè il giardino produrrà quello che ho coltivato negli anni, raccoglierò. E se non ci sarà più raccolto, allora poi penserò a delle alternative. La vita è un continuo cambiamento ed adattamento alle condizioni che si presentano, per cui porsi un unico obiettivo, può diventare ossessivo, nocivo, restrittivo. È controproducente sia per la crescita personale che per quella artistica.
Y: Che piattaforme utilizzi per promuovere il tuo lavoro? Credi che debbano essere sistemate e migliorate in alcun modo?
A: Non sono una grande promoter, lo ammetto. Al massimo posso "programmare" l'ordine o la tipologia di contenuti da pubblicare, ma sostanzialmente è tutto un po' fatto alla carlona. A volte mi è capitato di disegnare quello che dovevo pubblicare 10 minuti prima del post. Non sono proprio un esempio per troppe cose, anche se poi da un punto di vista esterno sembra che mi sia organizzata! Utilizzo principalmente Instagram, poi Twitter/X per i fandom a cui sono legata. Da poco ho iniziato ad usare Bsky. Ho una pagina su Facebook, ma la sto usando sempre meno. Ci sarebbero un po' di cose da migliorare sulle piattaforme (dalla protezione delle immagini, alla tipologia di contenuti) e bisogna sempre pregare di essere fortunati a capitare nell'algoritmo giusto. Insomma, è molto impegnativo.
Y: Hai mai avuto problemi riguardanti il copyright e la sua gestione?
A: Non credo? Per quanto riguarda la condivisione e l'utilizzo delle immagini e dei contenuti che pubblico, è capitato che li trovassi a caso su Pinterest o condivise su altre piattaforme senza crediti, ma ormai metto il nome su tutto, quindi anche senza crediti spero che in qualche modo chi è interessato riesca a trovarmi così. So di alcuni amici artisti molto più conosciuti di me, i cui design sono stati presi per farne del merch rivenduto poi su altre piattaforme, quindi lì c'è da stare un po' più vigili. Anche quando finalizzo la produzione con le fabbriche, mi assicuro sempre che chi produce non faccia trapelare i design. Poi non so se ci sia qualcosa in giro venduto a caso, non che sappia. Il mondo del web è così ampio e veloce, che è impossibile poter avere il controllo su ciò che viene condiviso.
Y: Sei favorevole all’uso della tua arte da parte delle Intelligenze Artificiali per arricchire il loro database?
A: Sarò lapidaria: NO. Non sono per nulla favorevole. Se agli altri sta bene che usino i loro lavori, ok, ma per quanto riguarda i miei, non voglio che diventino carne da macello per le intelligenze artificiali. Posso comprendere se vengono usate a scopo privato, cioè solo per curiosità o per farne degli studi che vengono usati esclusivamente nella sfera personale, ma non accetto che questi vengano sfruttati per lavori commerciali e di comunicazione. È una mancanza di rispetto a chi per anni finanzia e si dedica a studiare e a sviluppare un proprio percorso, oltre a chi di creatività ci campa per potersi permettere un pezzo di pane a fine mese.
Y: Cosa cambieresti del panorama artistico attuale se potessi? Cosa ti aspetti dal futuro dell’arte?
A: Come nel discorso iniziale, l'Arte è molto generica. Se rimaniamo nell'aspetto che comprende le Arti Visive, spero che presto esse vengano incluse nel concetto di Arte da galleria/museo. C'è un pregiudizio di base per il quale l'Illustrazione non è Arte, ma per chi la accetta come tale, non accetta il Fumetto. E ancora, per chi invece considera il Fumetto un'Arte, c'è una velatura discriminatoria, in quanto considera solo il Fumetto d'Autore (quello classico che un po' sta diventando obsoleto) come Arte, e denigra il manga. Ma anche qui c'è un discorso ancora più ampio da affrontare e da sviluppare, perché la maggior parte delle volte chi parla di manga, si riferisce al suo aspetto prettamente grafico. Ma il manga è una tecnica narrativa. L'aspetto grafico è una cosa a parte, e con tutte le contaminazioni ed ibridazioni che la generazione attuale e mondiale sta sviluppando, limitare questi stili così originali e personali a delle categorizzazioni, è riduttivo e sminuente.
Spero dunque che, come già in altre nazioni del mondo, l'Arte possa comprendere tutte le sue sfaccettature, senza limitazioni, ma comunque mantenendo un certo livello e gusto. Ciò che è creativo, sarebbe bello fosse considerato Arte indiscriminatamente, senza Arte di serie A o di serie B.
Y: Che ne pensi della gestione delle artist alleys in fiera al giorno d’oggi? Ci sono esperienze che vorresti condividere con noi?
A: Qua potrei diventare più polemica e problematica. Cercherò di trattenermi, ma c'è tanto da dire, e tanto su cui prendere provvedimenti. Mi limiterò a parlare delle Artist Alley sotto due aspetti principali: la comunità degli artisti che partecipano e la parte organizzativa.
Della prima, ho una visione ambigua. Premetto che cerco sempre di rimanere quanto più possibile lontana dalle comunità, più che altro perché non mi piace fare gruppo, mi sa di una cosa un po' elitaria, o forse è per dei piccoli traumi avuti con amici e a scuola in passato. In sostanza sono una che saltella qua e là e alla quale piace conoscere persone nuove e cambiare aria. Per le fiere italiane ho comunque una cerchia di amici artisti più vicini con la quale trovo più conforto e affinità. Per le fiere estere invece mi trovo bene generalmente un po' con tutti, gli artisti che partecipano esprimono molto entusiasmo per quello che fanno, e lo apprezzo moltissimo. Si vede che, oltre che come lavoro, per loro è una passione. Con gli altri mi trovo bene, sono molto carini, ma a volte sento un po' di aneddoti di drama dai quali voglio essere esclusa, al massimo giusto sapere cosa succede, ma da osservatrice esterna. Da quello che ho sentito dagli altri e che a volte ho percepito, forse c'è un po' troppa competitività tra artisti, invidia o gelosia, una sorta di ambizione forse un po' eccessiva a chi arriva prima a fare o a guadagnare qualcosa e ad averne poi l'esclusività.
Per quanto riguarda la parte organizzativa delle Artist Alley, potrei dilungarmi troppo. Cercherò di essere breve, generalizzare e di organizzare i pensieri, ma c'è tanto, troppo da dire, perlopiù problemi. Prima di tutto, sto notando che nell'ultimo anno, la quantità di artisti che si candidano è aumentato rispetto a quando ho iniziato. Il che ovviamente porta ad una selezione per la maggior parte degli eventi, a meno che si sia amici di amici, o si conosca l'organizzatore, insomma ci siamo capiti. Uno di questi casi, non faccio nomi e non entro nel dettaglio perchè si capirebbe subito a quale fiera mi riferisco (ma chi mi segue sui social sa già di alcune dinamiche), è per una fiera alla quale riesco a partecipare solo perchè una mia amica è in grado di fare magie. Per le altre fiere è un continuo tempestare di e-mail, soprattutto per i posti gratuiti, perchè per le Self Area, in sostanza, basta che paghi.
C'è un ente organizzativo per una serie di fiere molto buone e ben strutturate il cui direttore artistico dell'Artist Alley è piuttosto difficile da reperire a meno che gli stai simpatico, motivo per cui spesso passo direttamente dalle organizzatrici della Self Area, che invece sono più celeri ed efficienti, anche se poi appunto bisogna pagare per la postazione. In generale, a parte per questa serie di fiere di questo ente, le Artist Alley anche sono a pagamento.
Un'altra fiera del mio territorio in particolare è conosciuta da tutti gli artisti per avere l'organizzatore peggiore. Si fa riconoscere subito per i suoi modi non proprio cordiali ed umili, e per delle regole che non hanno una base logica. Altre fiere proprio non rispondono, rimani nel limbo per l'eternità, anche dopo aver mandato tipo 10-20 mail. In poche parole: tanta richiesta, poco responso, a meno che sei un affiliato o un amico di affiliati, c'è sempre un giro un po' strano.
Da un paio di anni ho cominciato ad esporre in Europa. Ho iniziato a questa fiera in Francia, una delle principali a Parigi, grazie ad un gruppo di amiche artiste veterane delle fiere estere, che mi avevano invitata ad andare con loro. Questa fiera aveva già un processo di applicazione complicato il primo anno che partecipai, ma di anno in anno è diventato sempre più ridicolo. Dall'anno scorso, per fare domanda negli spazi da hobbisti che costano di meno (si fa per dire, perchè 700-800 euro minimo li chiedono), richiedono l'invio di un portfolio, di testimoniare che hai un lavoro che non è quello dell'artista che ti occupa almeno 26 ore settimanali, la ricevuta dello stipendio non più vecchia di tre mesi, un documento di residenza (contratto di affitto/bollette gas e luce), se il documento di residenza non è attestato a te devi mandare anche i documenti a cui è attestato ed un certificato che confermi che vivi con questa persona, documento d'identità, etc. Alcuni documenti non saremmo nemmeno tenuti a condividerli per una questione di privacy e soprattutto perchè si è saputo che c'è stato una trapelamento delle informazioni personali al pubblico. Tutto questo non è legale. Altrimenti se non vieni accettato nella zona hobbisti, vai in quella dei professionisti, ma si parla di uno stand da 1600 euro minimo, una somma da investire davvero eccessiva.
A parte questa fiera in particolare, le altre all'estero si basano principalmente su una selezione, per via della grande quantità di applicazioni che ricevono. A livello organizzativo forse un po' meglio gestite di quelle italiane, anche con molti mesi di anticipo rispetto all'evento effettivo. Alcuni eventi includono padiglioni interi solamente dedicati agli artisti, cosa impensabile per una fiera commerciale italiana. Su questo argomento però ci sono alcune realtà piccoline, ma molto curate, qui in Italia che si occupano di eventi dedicati a soli disegnatori ed illustratori. Perlopiù sono in città o paesi meno conosciuti e che purtroppo passano in sordina perchè concomitanti con eventi fieristici commerciali più grandi. Ma comunque anche qui in Italia, qualcosa c'è.
Non sono dell'idea che le fiere in generale potranno sostenere la sempre più grande richiesta di partecipazione, soprattutto se si limitano ad avere sempre gli stessi espositori e a gestire sempre gli stessi spazi, senza dare maggior importanza agli artisti. E anche gli artisti necessiteranno di avere un salto di qualità nella loro produzione, se di questo vogliono campare, poiché l'offerta aumenta, ma le disponibilità di chi supporta sono limitate. A volte purtroppo mi pare di percepire che si produce giusto per vendere o per avere notorietà, con una perdita di qualità e un'omologazione nei prodotti proposti che poco si distinguono dalla parte commerciale. Mi scuso per essere così critica e giudiziosa sotto questo aspetto, è un'osservazione da spettatrice esterna (come quando disegno, appunto mi dissocio da quello che è il contesto e lo analizzo per come mi si presenta).
Detto questo, concludo, anche se ci sarebbe ancora tanto da dire e da esaminare. Ringrazio infinitamente chi per anni o chi anche solo recentemente ha cominciato a supportarmi e a sostenere la mia attività da disegnatrice. Mi rincuora sinceramente sapere che c'è qualcuno a cui i miei lavori piacciono e che si entusiasmi ai progetti strampalati e super di nicchia che propongo. Spero che possano lasciare un segno positivo nella vita quotidiana altrui. E che stimolino a conoscere e comprendere.
Ringraziamo infinitamente Aurora per aver condiviso con noi il suo punto di vista e la sua preziosa esperienza, sperando che possa esservi utile qualora vogliate avvicinarvi a questo mondo. Vi ricordiamo che potete vedere altri suoi lavori a questo link e vi auguriamo un sereno periodo festivo!
Yako.