Intervista con @anais_art - tra folklore, salvaguardia dell'ambiente e i nostri sticker primaverili del 2024.

Y: Raccontaci un po’ di te e del tuo lavoro, il tuo stile artistico e medium prescelto, qualsiasi cosa riguardante la tua arte che ritieni importante.

A: Ciao, piacere di conoscervi! Mi chiamo Anais, ho 28 anni e vengo dal Piemonte. Sono una grandissima appassionata di folklore, argomento che mi ha permesso di avvicinarmi all’intero panorama artistico; oserei dire che ho un debole per le creature delle tradizioni popolari di diverse culture. Penso che questo grande interesse sia ben visibile anche dal nome che ho scelto di utilizzare come artista: Anais. Oltre ad essere il nome di mia nonna, dal lato francese della famiglia, è una frequente storpiatura del nome di un’antica divinità persiana. Inoltre, mi affascina molto la sua natura intraducibile. Alla mia nascita avrei dovuto essere chiamata così, quindi una volta adulta ho deciso di auto affidarmelo.

Fino a qualche tempo fa utilizzavo principalmente i tratti del manga giapponese; di recente, tuttavia, sto sviluppando uno stile personale, unendo il manga ad uno stile più europeo - trovo che mi si addica di più. Uso principalmente il digitale come medium, ma di tanto in tanto torno alle mie abitudini passate. Attualmente sto lavorando ad un progetto che verrà svolto esclusivamente in tradizionale: purtroppo il tempo che posso dedicare a questa idea al momento è abbastanza ridotto, quindi sicuramente si rivelerà come un processo alquanto lungo. Non vedo l’ora di vederlo nascere!

Tendenzialmente mi diverto a sperimentare il più possibile quando si tratta di stili e medium, in quanto mi piacerebbe costruire un portfolio più ampio. Trovo che essere sempre in moto mi stimoli particolarmente: al momento, per esempio, sono fissata con i disegni tradizionali in 3D!

 

Y: Com’è il panorama dell’arte nel territorio in cui vivi, o da cui provieni?

A: Sono nata in una cittadina di medie dimensioni: non un minuscolo paesino in mezzo al nulla con la tipica mentalità chiusa, ma neanche una grande città abituata all’arte. Mia mamma mi ha sempre spinto ad entrare nel mondo creativo, in quanto lei è una grande appassionata di scrittura - praticamente sono cresciuta in un ambiente in cui l’arte era considerata bella, una fonte di svago, ma sicuramente non una professione che ti da mangiare. Nonostante la cittadina non fosse particolarmente interessata all’argomento, nella mia famiglia questa vena creativa era apprezzata, anche se poco meritevole di fiducia; mia nonna Anais diceva che da artista sarei finita a vivere sotto i ponti, quindi per ripicca ho deciso che avrei smentito questo malaugurio.

Devo dire, però, che la situazione è cambiata da quando mi sono trasferita due anni fa. Attualmente vivo in un paesino minuscolo nelle montagne, è un luogo estremamente turistico ma l’arte si respira letteralmente ovunque. Ci sono sempre mostre, eventi e incontri simili - pure le cassette dell’elettricità sono dipinte!

 

Y: Cosa ti ha spinto ad entrare nel mondo dell’arte digitale? Come hai cominciato il tuo percorso artistico? Raccontaci del tuo corso di studi. Hai studiato qualcosa di specifico riguardante l’arte o il tuo interesse è nato da altro?

A: Disegno fin da quando ero bambina! Sono sempre stata introversa, all’asilo preferivo disegnare o leggere piuttosto che parlare con i bambini. Per i miei genitori questo mio interesse creativo si è dimostrato un incubo diverse volte, quando ero a casa i muri e i mobili erano la mia tela. Purtroppo alle superiori non ho scelto un percorso artistico e me ne sono pentita molto, ma dopo tre anni mi sono resa conto dell’errore e ho deciso di iscrivermi al Grafico. Durante gli anni dei liceo ho sviluppato una grande passione per la fotografia, attività che ha migliorato moltissimo anche le mie capacità nell’ambito dell’illustrazione. Successivamente, ho continuato ad imparare da autodidatta, considerato l’elevato costo della maggior parte delle accademie d’arte. 

Ammetto che, a causa di questa decisione, mi mancano diversi dettagli riguardanti la professione dell’artista in quanto tale - sicuramente la scuola sarebbe stata utile per comprendere a meglio questo argomento. Ciononostante, il confronto diretto con la realtà mi ha insegnato grande parte di ciò di cui ho bisogno per cavarmela in questo mondo. Ho imparato molto dai miei colleghi durante gli anni, in un modo estremamente caotico, raccogliendo perle di saggezza ovunque per poi metterle insieme quando disegno: quando ho la matita in mano svanisce qualsiasi sensazione di caos, ogni cosa fluisce al proprio posto, trovando il proprio ordine.

Ho avuto occasione di scoprire il medium digitale recandomi al Torino Comics intorno ai 13 anni. Alcuni stand lasciavano provare le tavolette grafiche, e l’esperienza mi ha aperto gli occhi a questa sorprendente possibilità. In precedenza ero afflitta da questo orribile preconcetto che non mi permetteva di considerare ciò creato tramite supporti digitali come arte vera e propria, ma nel momento in cui ho potuto provare questa tecnologia mi si è presentata davanti la realtà. Ora prediligo il digitale, in quanto mi permette di risparmiare spazio e di conservare la mia arte - ho sempre avuto il terrore di perdere i miei lavori.

 

Y: L’arte è un ambito impegnativo, seppur estremamente soddisfacente. Che impatto ha avuto sulla tua vita fino ad ora?

A: Oh. L’impatto è stato estremamente positivo! Da piccola, a causa della mia timidezza, l’arte era il modo migliore per comunicare con gli altri, esprimermi senza chiudermi in me stessa. Con il passare degli anni è stata di grande supporto anche dal punto di vista mentale: mi permette di sfogarmi e buttare fuori tutto ciò che mi ferisce, tutto ciò che mi porto, o portavo, dietro. Attualmente la considero una vera e propria terapia. Mi piacerebbe se un giorno potesse fare lo stesso anche per coloro che vedono le mie opere, vorrei che diventassero un posto sicuro per coloro che ne hanno bisogno.

Mi aiuta molto anche ad organizzarmi. Se devo fare qualcosa, anche di non legato all’arte, mi piace fare dei disegni a riguardo per comprendere meglio la situazione e metterla su carta.

 

Y: La tua arte ti permette di sostenerti economicamente? Nel caso non fosse così, è un obiettivo che hai o meno?

A: Ci ho riflettuto a lungo di recente e vorrei che diventasse effettivamente il mio lavoro. Attualmente mi sto cimentando nel merch art; l’idea è nata da un desiderio personale e di alcuni miei amici, ma vedendo la richiesta generale ho cominciato ad impegnarmi anche per un pubblico più ampio, rendendola un’attività remunerativa. Mentirei se dicessi che non sono felice di questo ritorno economico, ma la paga migliore di tutti rimane la soddisfazione dei clienti dopo una commissione, tutti i grazie e i commenti positivi. Li riguardo spesso, soprattutto nei momenti più bui, in quanto mi aiutano a ricordare che sono davvero in grado di creare arte.

Come menzionato prima, vorrei che diventasse un lavoro vero e proprio più avanti, motivo per cui mi sto muovendo all’interno dell’ambito delle fiere e del  merch art! Tuttavia, nel caso non riuscissi a raggiungere quest’obiettivo, l’arte rimarrà comunque una parte integrante della mia vita, non la metterò mai da parte.

Mi sono resa conto che vorrei diventare un punto di riferimento per i ragazzi più giovani, per i prossimi artisti che verranno e che si vogliono immergere in questo settore. Vorrei poter aiutare chi vuole fare i primi passi in questo ambiente! Ricordo che neanche io all’inizio avevo un riferimento vero e proprio, ragion per cui vorrei propormi come una sorta di fare, quando e se ci sarà l’occasione.

 

Y: Che piattaforme utilizzi per promuovere il tuo lavoro? Credi che debbano essere sistemate e migliorate in alcun modo?

A: Sinceramente, sono pessima. Mi dimentico di avere i social e le piattaforme, pubblico solo quando mi ricordo e spesso non ho contenuti pronti, muovendomi sempre all’ultimo momento. Tra i vari social media, attualmente X è l’unico che mi soddisfa: grazie all'ossessione per una serie anime che è uscita l’estate scorsa, sono riuscita a creare una sorta di community, una nicchia in cui mi trovo piuttosto bene.

Devo dire che sono piuttosto delusa da quasi tutte le piattaforme, ora come ora. A seguito dell’implementazione dell'intelligenza artificiale e dei nuovi algoritmi massacranti per i piccoli creatori, mi sono resa conto che la situazione social sembra peggiorare di giorno in giorno. Queste grandi compagnie dovrebbero lavorare sulla protezione che offrono agli utenti, sia dal punto di vista della privacy che della salvaguardia dei contenuti.

 

Y: Hai mai avuto problemi riguardanti il copyright e la sua gestione?

A: Si, ma niente di eccessivamente problematico. Ho trovato alcune delle mie illustrazioni su Pinterest, ovviamente senza crediti. Fortunatamente, comunicando con gli uploader è stato abbastanza semplice rimuovere le illustrazione in questione.

Inoltre, mi è capitato di vedere delle mie opere su un sito che prendeva post da Instagram per farci dei poster e venderli successivamente. Grazie all’intervento di Rights Chain siamo riusciti a far chiudere il sito, rimuovendo il problema alla base.

 

Y: Sei favorevole all’uso della tua arte da parte delle Intelligenze Artificiali per arricchire il loro database?

A:  No. Assolutamente no.

Mettendo temporaneamente da parte la completa immoralità di come vengono addestrati questi tanto famigerati modelli, l’impatto ambientale dell’utilizzo dell’intelligenza artificiale mi terrorizza. Il fattore naturale viene spesso e volentieri ignorato, nascondendolo nel mezzo di tutte le altre controversie a riguardo, ma le immense quantità di acqua ed elettricità che vengono sprecate per alimentare questo fenomeno dell’innovazione mi fa veramente imbestialire. Non mi troverei d’accordo con questa violenza ingiustificata neanche se i database utilizzati per addestrare l’IA fossero completamente etici. 

Non nego che questa tecnologia possa diventare uno strumento potenzialmente utile in caso di supporto, ma per lo stato attuale delle cose la vedo solo ed esclusivamente come una grande mancanza rispetto, sia nei confronti dei creativi che del pianeta su cui viviamo. Coloro che sostengono che l’IA renda l’arte più accessibile si nascondono dietro ad una disgustosa pigrizia - gli artisti cominciano dal nulla, con una matita mezza spuntata e un quaderno bianco, nessuno nasce “maestro dell’arte”. Il processo è parte integrante dell’attività creativa in quanto tale.

 

Y: Cosa cambieresti del panorama artistico attuale se potessi? Cosa ti aspetti dal futuro dell’arte?

A: Cosa cambierei? Il modo in cui la gente vede l’arte. Attualmente, l’italiano medio (e non solo, purtroppo) non considera il fumetto o illustrazione come una forma d’arte vera e propria, si limita alla concezione degli artisti come “quattro sfigati che fanno i disegnini”. Purtroppo quest’idea limitata comprende anche gli scrittori, i musicisti e tutti coloro che lavorano all’interno dell’ambito. Essere presi seriamente diventa sempre più difficile, soprattutto senza i numeri grossi che tanto piacciono alle compagnie.

Se fosse possibile, rimuoverei la concezione puritana dell’arte che caratterizza gran parte del panorama attuale, quell’idea secondo la quale non si è veri artisti se non si utilizza uno stile preciso, e solo ed esclusivamente quello. Dal futuro mi aspetto una boccata d’aria fresca, la diffusione dell’idea che ciò che è creativo, che viene creato da qualcuno in carte ed ossa, è arte vera e propria a prescindere.

 

Y: Che ne pensi della gestione delle artist alleys in fiera al giorno d’oggi? Ci sono esperienze che vorresti condividere con noi?

A: Questo argomento mi farà sembrare controversa e polemica, vi avviso. Devo dire di aver notato un lento disinteresse dalla parte organizzativa; quando ero piccola notavo le artist alley più curate e posizionate meglio, con un’attenzione più adeguata per gli artisti presenti. Ora come ora frequento sempre meno gli eventi, in quanto sembra che durante ogni singola fiera ci siano sempre problemi: il trattamento che riservano agli artisti è sempre meno rispettoso. Attualmente, l’idea principale sembra essere di riempire i posti e fare soldi, basta.

Le fiere estere, a confronto, sono di un livello completamente diverso. Mentre qui in Italia fanno entrare nelle artist alley letteralmente chiunque, tra sedicenti “artisti AI” e gente che copia e spaccia per proprio, all’estero sbattono fuori dalla fiera chiunque non segua le regole - hanno un approccio all’ambiente completamente diverso. 

Avrei molto da dire sulla community artistica italiana del giorno d’oggi, purtroppo non in senso lusinghiero. È tristemente tossica a causa di un livello di competitività inutile: non è più una fonte di motivazione, è diventata una ragione di vendetta contro il prossimo. Mi dispiace avere una visione tanto negativa del panorama italiano, ma al momento c’è un’eccessiva omertà all’interno della community ed è necessario riconoscerlo. Se c’è un problema ma non se ne parla si diventa parte del problema stesso, che sicuramente non verrà risolto. 

 

Ringraziamo ancora Anais per aver partecipato a questa intervista con noi! Si è occupata del design degli sticker primaverili dello scorso anno, raffiguranti le nostre mascotte! Nel caso siate interessati, potete trovare tutti i suoi social a questo link.

 

Ricordiamo che il team di Rights Chain è sempre a vostra disposizione per qualsiasi quesito o richiesta di supporto in ambito Copyright e Privacy. 

Buona giornata!

Yako.

A proposito dell'Autore o Autrice

Yako

Yako

Articolista, (Lui/Loro)

Content Creator in ambito cosplay, gaming e animazione. Con un diploma in lingue straniere e una grande passione per la cultura orientale, scrive di diritto d’autore per proteggere i lavori di artisti e giovani menti. Cosplayer dal 2015, Yako è un sostenitore dell’identità di genere e dello sviluppo della propria creatività tramite attitudini personali: che siano giochi di ruolo, cosplay o scrittura.